La chemise nella società

Nel seguente saggio verrà presentata una breve descrizione del capo soggetto al testo, le sue origini, utilizzi e lievi trasformazioni che lo portarono a diventare la tanto famosa chemise. Dopodiché mi focalizzerò sul suo aspetto concettuale, in ambito socioculturale durante il periodo antecedente e successivo alla rivoluzione francese.

Infine esporrò una conclusione personale che riguarderà proprio questo; ovvero il punto focale del saggio.

Ho scelto quest’argomento poiché, ha catturato assai la mia attenzione il fatto di poter collegare un semplice oggetto, utilizzato dall’uomo unicamente per evitare la nudità, ad un argomento più profondo come la società ed all’influenza che ebbe su di essa.

L’antenato della chemise è la tunica, caratterizzata da un semplice taglio in vita, sin dai tempi antichi era utilizzata come biancheria intima.

Per esempio i romani la metteva sotto la toga, difatti l’indumento nei dipinti è percettibile ma non visibile, a meno che il soggetto che lo indossava non si spogliasse o alzasse il resto dei capi.

Durante il passare dei secoli l’utilizzo rimase l’equivalente di quello passato, mentre esteticamente, tranne per l’aggiunta di qualche volant e la presenza delle maniche con una struttura sartoriale più avanzata rispetto a quelle antecedenti, rimase simile.

Difatti, se pur può sembrare il contrario, sotto tutti gli abiti sfarzosi; come le robe a la fransoise, corpetti e crinoline troviamo questa biancheria intima.

Di per se quindi la chemise era considerata assai poco importante .

Ma la nostra carissima regina Maria Antonietta cambiò le cose in modo radicale.

Agli inizi ci dobbiamo immaginare infiniti guardaroba posti in stanze diverse (appunti presi da un ricercatore americano William Ritchey Newton), servitori che dormivano in quest’ultime per curare e proteggere i capi tanto preziosi, i quali richiedevano ore ed ore di lavoro e manutenzione, poiché a quell’epoca l’aspetto era tutto.

Solo i sarti con una certa esperienza potevano creare gli abiti per i borghesi, figuriamoci quelli per la regina.

Mentre la biancheria la cucivano le ligere che occupavano il posto più umile.

La spesa mensile per tutto quello che riguardava il guardaroba potevano superare le 120.000 livres, con in alcuni casi un aggiunta di 10000 per supplementi, quando in realtà il limite era stato prestabilito a 1725 livres  da Luigi stesso.

Gli abiti che Maria Antonietta faceva confezionare, talmente erano belli che donne di paesi lontani viaggiavano per vederli.

Veniamo dunque a contatto con un personaggio che è molto influente sia dato il suo ruolo nella società, sia per la sua individualità.

Per potermi fare un’idea migliore sulla regina ho deciso di guardare il film su Maria Antonietta di Sofia Coppola, se pur la donna sia stata rappresentata in chiave moderna e non classica, si vede bene l’evoluzione del personaggio; del suo abbigliamento e di quello di gran parte della popolazione e dell’occidente data l’influenza che ebbe su tutto.

Nel film possiamo notare come Maria si trovi scomoda, in alcune situazioni, nei panni di regina; come per esempio durante la toilettatura mattutina, che successivamente abolirà, evocando così la necessità di una maggiore indipendenza nel prepararsi.

Dunque con la mancanza d’aiuto tutti quei corpetti e quelle crinoline erano difficili da mettere, ecco che allora entrò in gioco l’idea di semplicità, che fu evidenziato anche dalla moda del momento di voler imitare la vita da contadina e dall’arrivo dell’illuminismo.

Se prima quindi quello che contava di più erano apparenza e aspetto; rappresentati con abiti più larghi dalla figura umana che andavano a modificarne di conseguenza atteggiamento e  movimento,  e da un’atmosfera teatrale  che faceva indossare a chiunque una maschera della psiche collettiva che simulava l’individualità, rendendo la persona non reale perché tutto non era altro che una parte recitata ( Casu, 2014), ora la chemise avrebbe riportato la semplicità sia nell’ abbigliamento che nella vita, permettendo  all’individualità vera e propria del singolo individuo di riaffiorare senza il contagio della società.

Quella tuta bianca che all’apparenza pareva una camicia da notte, liberò le donne dalle gabbie “fu il crocevia d’infinite istanze” ( Casu, 2014 pag 10, il lungo viaggio di una chemise).

“La chemise pur essendo un abito semplice e neutro possedeva così tante sfaccettature che ricorda un prisma di vetro che decompone la luce in mille colori.” ( Casu, 2014 pg.14, il lungo viaggio di una chemise)

Nel 1784 Maria Antonietta fece la sua prima apparizione in pubblico in chemise, attraverso un quadro in stile chardin, se pur fosse già il dress code per i suoi ritiri alla Petit Trianon; fu da subito criticata ed insultata, difatti quest’azione solidificò ancor più consistentemente l’odio per la regina.

 

 

Si dice però che lei sperasse in un apprezzamento da parte del popolo, di questa nuova immagine borghese, dato che il capo era semplice, poco elaborato e possedeva uno spirito più democratico.

Purtroppo la gente provò disagio e il tutto scaturì esattamente una reazione opposta da quella che Maria aveva sperato; ciò si pensa che accadde per il fatto che la chemise non era considerata un abito di corte e non era nemmeno assemblata da un sarto, ma l’avrebbe potuta assemblare chiunque.

D’altronde la società reagì come tutt’oggi la gente reagisce ai nuovi trend, ovvero con reazioni di disapprovazione e talvolta anche di disgusto per poi alla fine seguire l’idea anch’essi.

Passato il momento di scandalo l’abito incominciò ad evolversi acquisendo il nome di “chemise à la reine”

Era caratterizzato da strati leggeri di mussola bianca, allentata e cintata attorno alla vita con una cinta.

L’evoluzione che questo capo d’abbigliamento subì, fu primaria nell’arco di tutta la storia; da underwear ad outwear la sua trasformazione fu una perfetta rappresentazione della rivoluzione francese; finalmente era il corpo a dare forma all’abito e non più l’abito a dare la forma al corpo.

La verità finalmente era visibile ad occhio nudo grazie a questa trasformazione, le maschere erano state tolte, come tutti quegli strati di tessuti.

Dunque la chemise non ebbe il semplice scopo abitudinario come indumento ma assorbì il concetto profondo di modernizzazione ed evoluzione come “divisa elitaria e fenomeno di massa” ( Cameline, 2014, Le blog de cameline); divenne così simbolo dell’inizio di un mondo basato sulle ceneri della Bastiglia, il simbolo della transizione tra il vecchio ed il nuovo mondo.

Era da tenere in considerazione anche il fatto che era anche una minaccia politica dato l’aspetto di ribellione da parte della regina nei confronti delle abitudini borghesi dell’epoca.

“Questa individualità è stata un’offesa alla gloria e al potere della monarchia e alla presa del potere per se stessa.” (Salvini L., 2015, Le meaunde de Marie Antoinetta)

Il secondo aspetto negativo fu l’impatto che ebbe sull’economia francese, data la grande diffusione dello stile prese piede anche in Inghilterra, rendendola fornitrice del materiale di cui era costituita la che mise, mandando così in banca rotta le industrie francesi di seta.

“Questo capo controverso fu un punto d’incontro nella storia della moda, segnalando una transizione verso indumenti leggeri e naturali.”  (Salvini L., 2015, Le meaunde de marie antoinetta)

La semplicità dello stile e del materiale divenne presto la Norma.

La chemise persistette per ben 50 anni di storia per poi pian piano, in epoca neoclassica, diradarsi restando intatto in trasparenza in alcune sue componenti; come il colore bianco, il tessuto in mussola e la forma a tunica.

Lentamente acquisì sempre forme più neoclassiche inerente al tema greco-romano.

Grazie alla ricerca che ho fatto, ho avuto modo di confermare le mie idee.

Il modo in cui la gente veste implica l’irradiazione del loro essere interiore, del loro spazio personale e privato.

Ogni individuo ed il suo modo di vestire rendono il soggetto un’opera d’arte che è li pronta per essere letta da chi ne ha le abilita.

Tutti noi siamo delle opere d’arte viventi che camminano in giro per le vie del mondo, ma molte persone non sono a conoscenza di questo.

Chi ne è consapevole sfrutta a suo vantaggio ciò e finisce per influenzare il resto della popolazione, ora sto parlando di persone come gli influencer, i vip, i fashion blogger e via dicendo.

Possiamo dire che la Nostra cara Maria Antonietta fu una delle prime influencer della storia, se al giorno d’oggi gli scopi di quest’ultimi sono superficiali, lei pare che avesse uno scopo più profondo, peccato che il popolo non lo comprese e la giustiziò.

Come è solito dire “non ci si deve fermare all’apparenza, ma dovremmo essere in grado di leggere tra le righe e scavare più in profondità”, perché l’aspetto sì è qualcosa di superficiale in tutti i sensi, ma come detto in precedenza, è anche l’esteriorizzazione della nostra individualità dunque dietro qualunque maschera c’è una storia che vuole essere raccontata; un malumore, una felicità, una vittoria, una delusione.

Osserviamo di più le persone che ci circondano e capiremo che se pur non parleranno, avranno molto da dire, le loro parole saranno quello che indosseranno.

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